Composizioni non operistiche (1835-1897)

Introduzione all’ascolto di “Quattro pezzi sacri”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1. Ave Maria sopra una scala enigmatica per coro a 4 voci, 1889
2. Stabat Mater per coro e orchestra, 1897
3. Te Deum per doppio coro e orchestra, 1895
4. Laudi alla Vergine per coro femminile a 4 voci (testo dal canto XXXIII del Paradiso di Dante)

--

Tantum ergo per voce e organo, 1835

--

Tantum ergo per voce di basso, 1839 (?)

9_Frontespizio parte di Basso Tantum ergo

Organico del Tantum ergo: 2 flauti, 2 clarinetti in Si b, 2 corni in Mi b, 2 trombe in Mi b,  trombone, basso cantante,  violini 1 e 2, viola, violoncello, contrabbasso.

Durante il riordino del fondo antico della Società Filarmonica di Finalborgo, il più antico sodalizio musicale di Finale Ligure, depositato nel 2005 presso la Sezione Musicale di Conservazione della Biblioteca Mediateca Finalese, i musicologi Flavio Menardi Noguera e Italo Vescovo, hanno rinvenuto una copia non autografa di una composizione sacra di Giuseppe Verdi, un “Tantum ergo a voce di Basso [del] M.° Verdi” che non corrisponde a nessuno dei Tantum ergo  presenti nel catalogo delle opere del grande compositore. Ricordiamo che Verdi compose diversi Tantum ergo come dichiarò egli stesso, scrivendo nella primavera del 1853 a Isidoro Cambiasi, riferendosi alle esperienze compositive  della sua giovinezza, in gran parte andate distrutte per sua stessa volontà:

Dagli anni 13 fino agli anni 18 (epoca in cui venni a studiare il contrappunto in Milano) ho scritto una farragine di pezzi: Marcie per banda a centinaja: forse altrettante piccole Sinfonie che servivano per Chiesa; pel Teatro, e per accademie: cinque o sei tra concerti e variazioni per Piano forte che io stesso suonava nelle accademie: molte serenate: cantate, (arie, duetti, moltissimi terzetti) e diversi pezzi da chiesa di cui non ricordo che uno Stabat-Mater. Nei tre anni che fui a Milano scrissi pochissimi pezzi ideali: due Sinfonie che furono eseguite a Milano in una accademia privata […]; una cantata che fu eseguita in casa Borromeo (conte Renato) e diversi pezzi la maggior parte buffi che il Maestro mi faceva fare per esercizio, e che non furono nemmeno istromentati. Ritornato in patria ricominciai a scrivere Marcie, Sinfonie, pezzi vocali etc. una Messa intiera, un Vespero intiero, tre o quattro Tantum ergo ed altri pezzi sacri che non ricordo…

Il Tantum ergo a voce di Basso (la tessitura si adatta alla voce di baritono) ritrovato a Finale costituisce dunque una nuova composizione attribuibile al grande maestro e si compone di una partitura e delle parti singole del Basso cantante e degli strumenti. Si articola in un Cantabile (Tantum ergo) in do minore e in un Allegro (Genitori) in mi bemolle maggiore. La composizione utilizza il tema della romanza per canto e pianoforte L’esule composta dallo stesso Verdi nell’estate 1839, su versi di Temistocle Solera, e ciò costituisce un elemento importante circa  la sua datazione. Le due composizioni registrano una diversa articolazione formale: L’esule si struttura seguendo il modello della grande aria d’opera (recitativo-aria-cabaletta), il Tantum ergo si sviluppa invece in due movimenti seguendo il testo liturgico, che corrispondono a quello centrale e finale della lirica da camera. Il Tantum ergo ricalca L’esule a partire dalla battuta 11, che viene preceduta da una breve introduzione basata sull’anticipazione del tema principale, che costituisce l’elemento di diversità tra le due composizioni. Per il resto i due brani corrispondono (tonalità a parte, re minore L’esule, do minore il Tantum ergo) quasi perfettamente nella sostanza musicale; le pochissime altre diversità si registrano nella parte vocale e sono dovute alla diversa sillabazione dei  testi.

Per comprendere come mai questa composizione si trovi a Finale Ligure è necessario tenere presente almeno due elementi: la presenza per moltissimi anni di Giuseppe Verdi a Genova e le strette relazioni intercorse durante l’Ottocento tra il comune di Finalborgo e Genova per tutto ciò che concerne la musica. Consideriamo solo, in sintesi, che il primo incontro di Verdi con la Superba risale al 1841 (in occasione della rappresentazione dell’Oberto al Carlo Felice); che negli anni Cinquanta dell’Ottocento Genova fu per Verdi luogo di passaggio obbligato in occasione dei suoi frequenti spostamenti verso Parigi, Roma e Napoli; che dal 1860 il compositore prese a soggiornare lungamente nella città; che al 1867 risale l’allestimento della prima dimora genovese di Verdi e della consorte Giuseppina (Villa Sauli-Pallavicino) che la terranno fino al 1874, anno in cui si trasferiranno nel Palazzo del Principe Doria. Verdi aveva l’abitudine di trascorrere i mesi invernali proprio a Genova per la dolcezza del clima rispetto alla dimora in Sant’Agata e l’ultimo soggiorno genovese del maestro è datato 1900, un anno prima della morte. Per quanto Genova e i genovesi rispettassero la privacy di Verdi (e anche per questo egli aveva scelto Genova come dimora invernale) i contatti con gli artisti del luogo non poterono di certo mancare.

In secondo luogo, Finalborgo, che fu comune a se stante fino al 1927, aveva strette relazioni con Genova per tutto ciò che riguarda la musica. Nel corso dell’Ottocento stipendiava un maestro cui era affidato il compito di insegnare agli allievi della scuola gratuita di musica, di suonare in teatro durante le recite filodrammatiche e operistiche, di organizzare le celebrazioni civiche della città e di scrivere e dirigere la musica sacra che si eseguiva nella Collegiata di San Biagio, chiesa principale della città, e nelle chiese limitrofe. Quando si cercava un maestro di musica, specie nella prima metà dell’Ottocento, l’avviso era pubblicato sulla “Gazzetta di Genova” e quando si tentò, con successo, di allestire degli spettacoli operistici nel Teatro Aycardi, ancora una volta il riferimento, per procurarsi, cantanti, strumentisti per rinforzare l’orchestra locale, spartiti, vestiti e attrezzi di scena, fu ancora Genova. Queste relazioni sono ulteriormente documentate proprio dal fondo antico di musiche manoscritte della Società Filarmonica di Finalborgo in cui sono presenti molti autori liguri e genovesi.
Tutti gli elementi attualmente a diposizione portano a ritenere che a realizzare la copia del Tantum ergo in questione fu un certo Giovanni Sibone (1807 ca – ?), maestro di musica attivo a Finalborgo dal 1837 al 1846. Sono in corso ulteriori approfondimenti sui documenti dell’Archivio Storico Comunale e sugli altri manoscritti musicali realizzati da questo maestro e poi depositati nel fondo musicale della Società Filarmonica (come prevedeva il contratto sottoscritto dai maestri di musica che operavano nella cittadina) per ricostruire la biografia di questo musicista e capire la genesi della copia che egli realizzò della composizione verdiana.
La prima esecuzione assoluta di questa composizione si è tenuta presso la Basilica di San Giovanni Battista il 30 Luglio 2013 nell’ambito della stagione musicale della città di Finale Ligure “Percorsi Sonori” – IX edizione. Hanno interpretato il Tantum ergo il baritono Bruno Pestarino e l’Orchestra Classica di Alessandria diretti dal Maestro Maurizio Fiaschi.

Flavio Menardi Noguera – Italo Vescovo

--

Libera me per soprano, coro e orchestra, 1868-1869

Il brano doveva costituire la parte finale di una Messa da requiem in memoria di Rossini, opera collettiva progettata da Verdi con il coinvolgimento di altri 12 compositori, che non vide però mai la luce. Il brano, in versione modificata, confluì nella Messa da requiem per soli, coro e orchestra composta in occasione della morte di Alessandro Manzoni).

--

Messa da requiem, 1874

Composizione per coro, voci soliste ed orchestra.

--

Pater noster per coro a 5 voci (testo volgarizzato da Dante), 1879

--