Messa da requiem (1874)

Milano. Chiesa di San Marco, 22 maggio 1874
Per commemorare il primo anniversario della morte di Alessandro Manzoni

Interpreti
Teresa Stolz, Maria Waldmann, Giuseppe Capponi, Ormondo Maini

Il contesto storico-politico

Introduzione all’ascolto

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La morte di Gioachino Rossini, avvenuta a Passy nel 1868, provocò profonda emozione in tutto il mondo musicale internazionale e spinse Verdi a promuovere, servendosi di Ricordi come intermediario, una messa funebre in suo onore, composta dai compositori italiani più rilevanti del momento: in sostanza, un tributo dell’Italia musicale intera al rappresentante più illustre della tradizione nazionale. Nell’idea di Verdi si doveva costituire una Commissione di “uomini intelligenti” incaricati di scegliere i compositori e di distribuire  tra loro i brani della messa, fissandone la tonalità e l’organico orchestrale. A Verdi, su sua stessa richiesta, fu assegnato il Libera me. Ma ben presto risentimenti, rivalità e invidie fecero naufragare il progetto e lo stesso Verdi ne dovette riconoscere l’irrealizzabilità.
Il Libera me scritto da Verdi suscitò l’entusiasmo di Alberto Mazzucato, allora direttore del Conservatorio di Milano e membro della Commissione, che espresse la sua ammirazione al Maestro. Il 4 febbraio 1871 Verdi gli rispose con una lettera in cui ringraziava degli elogi e lasciava intendere tra le righe che non gli sarebbe dispiaciuto comporre una Messa per intero. Un progetto che si fece sempre più strada nella sua mente, tanto che il 21 aprile 1873 chiese a Ricordi di restituirgli l’autografo del Libera me per cominciare a comporre il suo Requiem. Un mese dopo, il 22 maggio, morì a Milano Alessandro Manzoni e si presentò così l’occasione ideale per celebrare una figura centrale della cultura italiana, verso cui Verdi provava una sconfinata ammirazione. Il Requiem fu terminato il 10 aprile 1874 e la prima ebbe luogo con esito trionfale, in occasione del primo anniversario della scomparsa dello scrittore, nella chiesa di San Marco a Milano sotto la direzione dello stesso Verdi. Seguirono due ulteriori esecuzioni alla Scala dirette da Franco Faccio e successivamente altre sette all’Opéra Comique di Parigi, su invito di Camille Du Locle, amico e collaboratore di Verdi. Il successo della Messa andò crescendo, anche se alcuni critici rimproverarono al Requiem verdiano di essere più musica da teatro che da chiesa; la spiritualità di quest’opera traspare tuttavia chiaramente dal senso angoscioso che pervade l’uomo di fronte al mistero della morte, in una continua alternanza di slanci verso una trascendenza sentita sempre più come improbabile e un desolato piegarsi senza speranza alla pessimistica consapevolezza che ad attenderci non c’è che il nulla.