Francesco e Giovannina Lucca
(Cremona, 21 dicembre 1802 – Milano, 20 novembre 1872); (Milano, 1814 ca. – Cernobbio, 19 agosto 1894) Editore e musicista (diplomato in clarinetto). Dopo un periodo di apprendistato presso la casa editrice Ricordi e alcuni anni di perfezionamento in Germania, Francesco Lucca ottenne nel 1825 la licenza per avviare la propria attività di editore a Milano. Grazie alla sua straordinaria intraprendenza, Lucca riuscì ad insidiare il monopolio di Ricordi, ingaggiando con l’editore concorrente un duello a suon di vertenze, una delle quali ebbe come oggetto del contendere il Nabucco verdiano. Tra le composizioni di Verdi pubblicate da Lucca figurano le Sei Romanze (1845), la romanza Il poveretto (1847) e, tra le opere, Attila (1846), I masnadieri (1847) e Il corsaro (1848). Lo spartito di Attila segnò una svolta epocale nel campo dell’editoria musicale, visto che per la prima volta le parti di soprano e tenore vennero scritte in chiave di sol – pratica tuttora in uso – semplificando notevolmente la lettura per i dilettanti. I rapporti tra Lucca e Verdi si incrinarono quando l’editore non concesse al Maestro di procrastinare la consegna de Il corsaro a favore di un’allettante commissione giuntagli da parte dell’impresario inglese Benjamin Lumley. Indispettito da così rigida intransigenza, Verdi tornò a pubblicare le successive opere con Ricordi, mentre Lucca si dedicò alla promozione del repertorio straniero, con particolare riferimento a Meyerbeer, Halévy, Gounod, Auber, Offenbach e, dal 1868, anche Wagner. Francesco Lucca nel 1832 sposò Giuseppina, sua preziosa collaboratrice. Alla morte del marito, nel 1872, Giovannina divenne unica gerente di Casa Lucca, continuando la politica editoriale filo-wagneriana in Italia. Sua fu anche l’iniziativa di portare a termine Il Duca d’Alba, opera incompiuta di Donizetti, il cui manoscritto venne acquistato da Giuseppina Lucca nel 1881 e, dopo aver istituito lei stessa una commissione formata da Bazzini, Dominiceti e Ponchielli per sovrintendere il progetto, affidò a Matteo Salvi il completamento dell’opera, che andò in scena il 22 marzo del 1882 al Teatro Apollo di Roma. Nel 1888 Giuseppina fu costretta a chiudere la casa editrice, cedendo a Ricordi tutto il prezioso patrimonio editoriale costruito in più di sessant’anni di attività.