(Genova, 31 gennaio 1788 – Moneglia, La Spezia, 23 gennaio 1865) Intellettuale di altissimo profilo (poeta, romanziere, traduttore, giornalista), verseggiò libretti per i più grandi operisti della prima metà dell’Ottocento, tra i quali Rossini, Bellini, Donizetti, Mayr. Romani nell’estate del 1840 concesse a Verdi un suo lavoro, Il finto Stanislao, musicato in precedenza da Adalbert Gyrowetz (Milano, Teatro alla Scala, 5 agosto 1818) per farne un’opera buffa da mandare in scena nella stagione autunnale dello stesso anno. In seguito alle numerose revisioni apportate al libretto di Romani (titolo incluso) da Temistocle Solera, il 5 settembre alla Scala venne allestita la prima di Un giorno di regno che ebbe esito assai sfavorevole. Quattro anni più tardi, in occasione del Congresso degli Scienziati, il Casino dei Nobili di Milano commissionò a Verdi una cantata su un testo di Romani, Flavio Gioia, che il Maestro si rifiutò di musicare giudicando i versi del Genovese di debole intensità drammatica. Nel 1845 l’editore Lucca di Milano pubblicò una raccolta di Sei Romanze di Verdi, tra le quali figurava Il mistero, componimento poetico scritto da Romani nel 1825. A testimonianza dei vasti interessi culturali del librettista, nella biblioteca di Sant’Agata Verdi conservava il Dizionario d’ogni mitologia e antichità, opera monumentale curata – oltre che da Antonio Peracchi e Girolamo Pozzoli – dallo stesso Felice Romani.