(Roma, 14 novembre 1811 – ivi, 30 marzo 1881) Commerciante (fu proprietario di una pescheria), inaugurò la sua attività di impresario teatrale con la gestione del Teatro Fiano di Roma nel 1835. Il suo pragmatismo finanziario gli consentì di aggiudicarsi le imprese capitoline del Teatro Valle (1838), dell’Apollo (1840), dell’Argentina (1846) e del Costanzi (1880), oltre alla Fenice di Senigallia. Verdi entrò in contatto con Jacovacci in occasione delle prime de Il trovatore e di Un ballo in maschera, opera, quest’ultima, letteralmente scippata a Napoli dallo scaltro impresario capitolino, sfruttando gli ostacoli della censura borbonica che ne procrastinava la messa in scena al San Carlo. La collaborazione tra Verdi e Jacovacci fu segnata spesso da profonde incomprensioni: il Maestro ebbe modo di appurare – ne sono testimonianza alcune sarcastiche lettere inviate da Verdi agli amici Achille Torelli e Cesare De Sanctis – quanto Jacovacci, rimasto fedele alla propria mentalità da piccolo commerciante, fosse “parsimonioso” nella scelta dei cast e degli allestimenti scenografici.