(Genova, 22 giugno 1805 – Pisa, 10 marzo 1872) Nel suo saggio dal titolo Filosofia della musica, pubblicato nel 1836, Mazzini analizza il teatro d’opera dal punto di vista socio-politico, evidenziando il suo potenziale rivoluzionario. Nel biennio 1847-1848 ebbe modo di frequentare Verdi sia a Milano che a Londra, e il 27 gennaio 1849, in una Roma abbandonata da Pio IX al triumvirato, lo stesso Mazzini assistette al Teatro Argentina, insieme a Garibaldi, alla prima de La battaglia di Legnano, definita a ragione da Raffaele Mellace «il più autentico contributo verdiano all’insurrezione nazionale». Nel 1848 Mazzini commissionò a Verdi l’Inno nazionale italiano, il cui testo venne affidato alla penna di Goffredo Mameli. Quando Verdi il 18 ottobre dello stesso anno terminò la composizione, intitolata Suona la tromba, gli scenari politici erano notevolmente mutati e l’inno non risultava più di aderente attualità. A ben diciassette anni di distanza, il 22 giugno 1865 Mazzini autorizzò l’editore De Giorgi a pubblicarlo, facendo leva sulla lettera che ricevette da Verdi contestualmente alla spedizione dell’inno: «Fatene l’uso che credete». Il Maestro – notoriamente refrattario alla composizione di musiche d’occasione, per di più decontestualizzate, come in questo caso – cercò in tutti i modi di scongiurarne la pubblicazione, scomodando persino l’intervento di Piave e di un notaio, senza peraltro raggiungere il proprio scopo.