(Barco, Lecco, 25 novembre 1824 – Caprino Bergamasco, Bergamo, 16 luglio 1893) Scrittore e librettista, si cimentò anche nello studio del canto, esibendosi come baritono nel circuito dei teatri minori italiani e francesi. La prima produzione librettistica di Ghislanzoni – tranne che per Giovanna di Napoli e I promessi sposi, testi redatti entrambi per Petrella nel 1869 – si rivolse a compositori di secondo piano. La sua attività giornalistica per la «Gazzetta musicale di Milano» (collaborò con le più prestigiose riviste dell’epoca) gli permise nel 1868 – grazie alla mediazione di Giulio Ricordi – di conoscere Verdi a Sant’Agata. L’incontro con il Maestro portò alla pubblicazione di un ampio articolo, intitolato La casa di Verdi a Sant’Agata (26 luglio), e diede l’opportunità a Ghislanzoni di cimentarsi – su invito di Verdi – nella versificazione del nuovo finale de La forza del destino (27 febbraio 1869). La convincente prova offerta dallo scrittore lombardo spinse il compositore a commissionargli il libretto di Aida (24 dicembre 1871), il cui successo fece da volano per la carriera di Ghislanzoni, che collaborò in seguito con musicisti del calibro di Ponchielli (Il parlatore eterno, 1873; I Lituani, 1874) e Gomes (Fosca, 1873; Salvator Rosa, 1874). In una celebre lettera inviata a Ghislanzoni il 17 agosto 1870, Verdi conierà l’espressione «parola scenica», con la quale il Maestro manifestò la propria inclinazione verso scelte linguistiche che alla pura bellezza del verso privilegiassero una coinvolgente ambientazione drammatica.