Barezzi Antonio

Barezzi_degrada160Antonio Barezzi

(Busseto, Parma, 23 dicembre 1787 – ivi, 21 luglio 1867) Commerciante di vino e spezie e distillatore di liquori entra nell’orbita della famiglia Verdi come rifornitore della posteria di Carlo, padre di Giuseppe. Barezzi si dilettava nel suonare vari strumenti (flauto, clarinetto, clarinetto piccolo) e la sua passione per la musica lo spinse a fondare e presiedere, a partire dal 16 agosto 1816, la Società Filarmonica di Busseto, i cui concerti si tenevano in un salone all’interno della propria abitazione. La direzione artistica della Società Filarmonica venne affidata a Ferdinando Provesi, il quale, essendo Maestro di Contrappunto e Composizione di Verdi , segnalò a Barezzi il talentuoso allievo, che si esibì in più occasioni al pianoforte a casa del commerciante bussetano. L’ammirazione e la fiducia di Barezzi nei confronti di Verdi arrivarono a tal punto che, il 14 marzo del 1831, il giovane figlio del negoziante delle Roncole si trasferì nella dimora signorile dei Barezzi dirimpetto alla Rocca di Busseto, cominciando a impartire lezioni di pianoforte alla figlia del mecenate, Margherita, futura moglie del compositore. Antonio Barezzi permise a Verdi – nonostante l’esito negativo dell’esame di ammissione al conservatorio di Milano nel giugno del 1832 – di continuare a studiare nel capoluogo lombardo sotto la guida del Maestro Vincenzo Lavigna, facendo fronte a gran parte delle spese che il suo pupillo dovette sostenere nel corso del soggiorno meneghino (il Monte di Pietà rimborsò a Barezzi non più di un quarto della cifra elargita a Verdi dal commerciante). Il 5 marzo 1836, grazie all’intervento di Barezzi, Verdi ricevette – alimentando le mai sopite polemiche fra “codini” e “coccardini” (secondo la definizione che diede don Pietro Pettorelli dei seguaci del filarmonico Barezzi e del Prevosto Ballarini nel suo poemetto satirico Gli uccelli accademici), che si originarono ai tempi della nomina di Giovanni Ferrari ad organista di San Bartolomeo – l’incarico di Maestro di musica del Comune di Busseto. Cattedra, quest’ultima, che Verdi decise di lasciare vacante tre anni più tardi, nel febbraio 1839, quando con la moglie Margherita e il figlio Icilio Romano si trasferì nuovamente a Milano, sempre supportato economicamente da Barezzi. Dopo la morte di Margherita (18 giugno 1840) i rapporti tra Barezzi e Verdi rimasero comunque improntati ad una sincera cordialità, tanto da spingere il commerciante a seguire il genero alle prime del Macbeth (Firenze, 12 marzo 1847) e della Luisa Miller (Napoli, 8 dicembre 1849). La riconoscenza di Verdi verso il proprio benefattore trovò espressione in numerose circostanze: tra queste risalta la dedica a Barezzi apposta dal compositore sullo spartito dello stesso Macbeth; così come impressiona l’accorato tributo al compianto suocero contenuto in una lettera al vetriolo che Verdi spedì a Giulio Ricordi in data 28 gennaio 1876 («a Chi fù mio secondo padre, ad Antonio Barezzi. A Lui devo tutto, ma a LUI solo! Nissun’altro ha mai fatto per me il sagrifizio di un centesimo»). Ad ulteriore conferma dell’inossidabile sodalizio, dopo la morte di Barezzi, Verdi conservò gelosamente un ritratto del suocero sopra il proprio pianoforte di lavoro.