(Torino, 14 marzo 1820 – Roma, 9 gennaio 1878) Il 9 febbraio 1856 insignì Verdi del titolo di cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e tre anni più tardi ricevette il Maestro che, accompagnato da una delegazione di appartenenti all’Assemblea delle Province parmensi, consegnò al re i voti del plebiscito. In precedenza, a partire dal 1858, cominciò aa apparire sulle facciate dei palazzi di tutta la penisola il celebre acronimo «Viva V.E.R.D.I.», inneggiante a Vittorio Emanuele re d’Italia. I rapporti tra Verdi e il re si raffreddarono quando Vittorio Emanuele, nel 1873, si recò in visita diplomatica a Vienna e Berlino, suscitando non poche perplessità in Verdi, che temeva una svolta filo-germanica anche nell’ambito della politica culturale del nostro paese: «[…] son costretto ad ammirare e deplorare le nostre tenerezze coi nordici. Brutta cosa per la nostra natura aver a fare con quella gente di ferro e senza cuore».